A proposito di tempra: Lamberto Giannini e la mission “Mayor Von Frinzius”

di Tiziana Etna

Immagini di Elisa Heusch Fotografia

L’INTERVISTA – Il contributo di Lamberto Giannini alla città di Livorno è lodevole, importante e può essere d’esempio anche per altri impavidi eclettici che hanno a cuore la loro comunità, non è facilmente ripetibile ma d’ispirazione. Stiamo parlando dell’insegnante, dell’autore e soprattutto del regista creativo che ha unito la sua “urgenza teatro” con l’esperienza in prima linea sul fronte educativo e pedagogico, dando vita alla compagnia teatrale Mayor Von Frinzius. Ne parlò la nostra Elisa Heusch in uno dei suoi primi articoli per La Redazione Online

La compagnia veniva creata un quarto di secolo fa, nel corso del tempo: la cura e l’entusiasmo, uniti all’intuizione socialmente vincente di offrire una soluzione di vita a ragazzi con disabilità, al cospetto dell’intera nazione, ha fatto della compagnia teatrale un motivo d’orgoglio per la città di Livorno. Oggi la compagnia ha vinto tantissimi premi ed ha ottenuto riconoscimenti importanti, tant’è che l’occasione per incontrare Lamberto Giannini è stata proprio grazie la recente vittoria di Monza al Festival “Lì sei vero”, dove con lo spettacolo dal titolo “Augenblick” si sono aggiudicati il primo premio. Dettagli in proposito (link osservatore). Nel mese che il nostro giornale dedica alla “tempra” è alla persona da cui ha origine tutto che siamo interessati.

Com’è iniziato tutto?

L.G. : – E’ iniziata 25 anni fa quando mi chiamo’ Pier Giorgio Curti psicoterapeuta dell’Anffas che aveva visto il mio titolo di teatro e poiché avevo fatto teatro in comunità di recupero ed in carcere, mi chiese se si poteva adattare alle disabilità, io avevo uno zio (Nando) disabile che trovavo molto teatrale . così abbiamo iniziato questa fase di sperimentazione senza renderci conto della portata di quanto stavamo facendo.

La compagnia teatrale è nata solo per ragazzi con disabilità?

E’ iniziata cosi, prima c’erano i ragazzi disabili e gli operatori, ma poi piano piano il pubblico chi ci seguiva, ci diceva: “ bello! Vorrei farlo anch’io”, ne vorrei far parte, cosi’ mi è venuta l’idea della compagnia integrata, metà disabili e metà non. E’ stato un crescere costante e nel 2006 siamo diventati una produzione del Teatro Goldoni.

Quindi ogni anno avete avuto uno spettacolo nella programmazione del Teatro Goldoni?

Esattamente. Dal 2007 al 2019 ogni anno uno spettacolo. Purtroppo abbiamo interrotto solo a causa del covid nel 2020 e 2021, però non ci siamo fermati, abbiamo continuato all’aperto e anzi l’attività si è moltiplicata.

Il Progetto nasce da un’urgenza, l’urgenza di esprimersi e di fare teatro però avevo bisogno di qualcosa di diverso e la grande vittoria è un grande numero di giovani non disabili che vogliono far parte della compagnia e non per fare i volontari.

L’arte ha la funzione di rispondere ad un bisogno sociale, sei d’accordo?

Più che un bisogno per me è un’urgenza, impazzisci se non la riesci a tirare fuori , ognuno ha la sua: c’è chi ha lo sport ad esempio; la mia era il teatro e me lo sono costruito e curato per venticinque anni come volevo, però sempre contaminandomi con lo staff e con gli attori.

Come affrontano il lavoro in teatro i ragazzi disabili?

Sono cresciuti, sono professionisti, non sbagliano una luce, un microfono. Vengono fatte tante attività per i disabili, qui invece è “con” i disabili, quindi il teatro è superiore alla loro difficoltà personale e in tal senso la gestiscono, sono attori consumati, sentono l’importanza dell’impegno e capiscono quando è il momento.

Come avete affrontato i lockdown?

Interrompere terapie e socializzazione per i ragazzi disabili può essere disastroso e nella prima chiusura abbiamo cercato di lavorare online con Gabbia di Mayor abbiamo ottenuto un miracolo, ma l’online è da rimettere in cantina e per fortuna alla seconda chiusura abbiamo potuto lavorare in presenza a gruppi di otto.

E la vittoria di Monza?

E’ stata importante. Noi abbiamo vinto tanti premi, ma i festival creano una competizione e a questo festival eravamo arrivati secondi per due anni consecutivi per cui c’era la determinazione di raggiungere il primo premio ed abbiamo portato a casa il risultato.

Massima disciplina e concentrazione e l’esultanza alla rivelazione del premio, un momento magico.

Cosa avete in programma adesso?

Abbiamo tirato tantissimo facendo lo spettacolo a Pisa a settembre, poi ad Ascoli, a Monza e il 7 Ottobre abbiamo avuto un riconoscimento dal Rotary Club. A breve cominceremo un laboratorio nuovo al Cage ma poi ci sposteremo al Goldoni. A novembre saremo a Mestre al Teatro Comunale con una versione ridotta di “Augenblick” che poi ci auguriamo di portare anche a Livorno al Teatro Goldoni.

Qualche giorno dopo l’intervista abbiamo preso parte alla presentazione del libro “Smania” che ci era stato introdotto cosi’: “si tratta di una riflessione filosofica sulla smania dove c’è molte delle mie emozioni e molto Livorno”. Lamberto Giannini è un educatore, un regista, uno scrittore, uno smanioso che ascoltando le sue urgenze ha offerto un grande contributo ad un’intera città.

Le immagini risalgono a poco prima del covid e sono state scattate da Elisa Heusch che ha saputo cogliere tutta la potenza del progetto rendendo superflue ulteriori parole.

ALTRI LINK PER APPROFONDIMENTO: https://losservatore.com/index/2021/10/01/vittoria-a-monza-del-major-von-frinzius-oami/ – https://losservatore.com/index/2021/10/02/emozioni-de-majo-e-livorno-nellultimo-libro-di-lamberto-giannini/

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